martedì 12 febbraio 2008

Petizione dei tifosi juventini contro lo scudetto 2005/2006 assegnato all'Inter

J1897.com, OrgoglioGobbo e GiulemanidallaJuve, di comune accordo, promuovono l'iniziativa di petizione da rivolgere all'attenzione della F.I.G.C. e del suo Presidente Giancarlo Abete, in relazione alla richiesta di revoca dello scudetto 2005/2006 assegnato per presunti meriti etici all'Internazionale F.C.; meriti che, è bene ribadirlo, alla luce degli ultimi eventi e deferimenti a carico della stessa Inter e dei suoi dirigenti paiono ancora una volta non sussistere.

Il testo della petizione è il seguente:

Egr. Presidente Abete,
con la presente desideriamo informarLa che, a seguito della notizia di questi giorni del deferimento della società FC Internazionale e di alcuni tra i suoi maggiori rappresentanti agli organi di Giustizia Sportiva, stiamo studiando, insieme allo studio Legale da noi interpellato, la possibilità di chiedere, con un atto ufficiale presso le sedi competenti, la revoca dello scudetto 2005/2006 assegnato all'Inter per millantati "requisiti morali", proprio perchè ora sembrano venute meno le condizioni di base e le motivazioni che hanno reso possibile tale conferimento.
Chiariamo fin d'ora che non intenderemo fermare la nostra azione, fino a quando non avremo la certezza che finalmente la Giustizia abbia requisiti chiari e valevoli per tutti in maniera identica.Nel contempo, Le riproponiamo riaggiornata e modificata, una Petizione che già, l'anno scorso, raccolse più di 3600 firme.Tale iniziativa partiva da un sunto di uno dei tanti editoriali di G. Padovan, ex Direttore di Tuttosport, risalente a circa un anno fa ma ancora molto attuale nei contenuti, che riassumeva e rispecchiava appieno il nostro pensiero e che di seguito riproponiamo affinché sia meglio comprensibile la nostra iniziativa, diretta a Lei e alla FIGC:
"... nessuno dei giornalisti duri e puri che popolano i salotti televisivi d'Italia si era accorto, o aveva avuto modo di sottolineare, che Massimo Moratti si era pubblicamente auto denunciato raccontando di aver fatto spiare De Santis. Meno che mai qualcuno aveva detto che il signor Carlo Buora, amministratore delegato di Telecom e destinatario del verminaio di segreti dell'affaire più sporco degli ultimi anni, è vice-presidente in carica dell'Inter.
Fa bene Massimo Moratti a stare zitto. Perché il silenzio concilia la riflessione. E il patron dell'Inter ha molto da riflettere in queste ore difficili. Si sarà accorto anche lui che neppure i quotidiani amici hanno potuto negare l'inevitabilità dell'inchiesta sportiva (in attesa degli sviluppi di quella penale), né l'inopportunità dell'atteggiamento tenuto dall'Inter. Tace Moratti e meglio farebbe a consigliare il silenzio anche a Gabriele Oriali, collaboratore imbarazzante per una società tanto specchiata. Per chi ancora non lo sapesse, il signor Oriali è infatti il dirigente nerazzurro che il 27 aprile 2006 ha patteggiato la pena ammettendo di fatto responsabilità e colpa a proposito del passaporto falso di Alvaro Recoba. Tre, al pari del giocatore, i reati ascrittigli: ricettazione ( art. 648 c. p.); falsità in certificati o autorizzazioni amministrative ( art. 477 c. p.); contraffazione e uso di pubblici sigilli e strumenti contraffatti (art. 468 c.p.).
Tutto questo in concorso con altre persone (art. 110 c. p.).
Può proprio Oriali sostenere che sarebbe il colmo l’apertura di un’inchiesta sull’Inter?
Sa che far spiare un qualsiasi cittadino, senza autorizzazione, è un’attività illegale e configura un reato?
E, con lui, lo sa Massimo Moratti e tutti quelli che dicono o, peggio, scrivono che « controllare » la vita pubblica e privata di De Santis (e della moglie) è un atto legittimo?
Vedremo, poi, se non ci sono intercettazioni, magari sentendo quel «tizio» che casualmente si era offerto a Moratti per certi servizi delicati.
Alla luce di quanto emerso, comunque, ce n'è d'avanzo per revocare all'Inter lo scudetto assegnato quest'estate in base al parere consultivo affidato alla Commissione formata dall'avvocato Gerhard Aigner, dal professor Massimo Coccia e dal professor Roberto Pardolesi. Infatti il punto 20 proprio di quel parere stabilisce che la «Figc ha certamente il potere discrezionale di deliberare la non assegnazione del titolo di campione d'Italia alla squadra divenuta prima in classifica a seguito della penalizzazione della squadra o delle squadre che la precedevano se, alla luce di criteri di ragionevolezza e di etica sportiva (ad esempio quando ci si renda conto, ancorché senza prove certe, che le irregolarità sono state di numero e portata tali da falsare l'intero campionato, ovvero che anche le altre squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi), le circostanze relative al caso di specie rendono opportuna tale non assegnazione» G.P."
Non basta autodichiararsi "onesti", per esserlo davvero.
Soprattutto quando si hanno, nella propria storia recente, processi penali con sentenze di condanne pesanti a carico ed un deferimento, degli stessi dirigenti della compagine meneghina, alla Commissione Disciplinare Nazionale, appena ufficializzato per le plusvalenze inserite nei bilanci degli anni 2003 e 2004, per presunta violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dagli artt. 1 e 7 ("trasfuso" quest'ultimo nell'art.8 del C.G.S. oggi vigente), condicio sine qua non per l'assegnazione del precitato scudetto.


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