mercoledì 9 aprile 2008

Intervista a Sissoko: Kakà lo marco io


La Stampa ha pubblicato sul quotidiano odierno una bella intervista a Mohamed Sissoko, il grande acquisto di gennaio della Juventus. Ecco l'intervista per intero:

Sissoko, dopo Palermo non ci sono più dubbi: lei è il miglior acquisto della Juventus.
«Lo ammetto, sono uscito dal campo soddisfatto. Di me, naturalmente non del risultato. Ho fatto il Sissoko, ovvero quello che deve recuperare il maggior numero di palloni e consegnarli agli attaccanti».

Nell’Auxerre è nato come seconda punta. La gratifica anche questa parte di gregario?
«E’ stato Benitez al Liverpool che mi ha insegnato a giocare a centrocampo. Gli devo molto, mi ha fatto capire che si può essere decisivi anche in altri ruoli. E nel mio vorrei diventare il migliore. Purtroppo il nostro rapporto si è guastato e non so neppure perché nel giro di due mesi non fossi più un giocatore importante. E a 22 anni non si sta in panchina, si va in campo. Ma ora sono qui, nella squadra che ho voluto, e sono contento di mettermi al servizio dei compagni».

Allora la Juve ha trovato il nuovo Vieira?
«Non posso vantare la sua esperienza. Di sicuro Patrick ha influito sulla scelta di venire a Torino e mi ha dato parecchi consigli. Gli ultimi, insieme ai complimenti, proprio dopo che gli ho preso tre punti a Milano».

Anche Ranieri ha inciso sulla sua carriera. Ha ritrovato lo stesso allenatore che aveva a Valencia?
«L’uomo non è cambiato, il tecnico neppure».

E’ l’allenatore giusto anche per il futuro europeo?
«Ha già fatto la Champions con il Chelsea. Ha esperienza e sa gestire il gruppo».

Quando è arrivato non l’ha mandata subito in campo. Si è chiesto perché?
«Normale ambientamento. Del resto nessuno è indispensabile. Anzi, no. Noi abbiamo uno che lo è: si chiama Buffon».

Avete paura di perdere la zona Champions?
«No. Ma ci vuole ancora un grande sforzo perché nulla è ancora conquistato. Qui non si parla d’altro e mi pare che sia giusto: è l’obiettivo minimo che una squadra di questo rango deve porsi».

C’è pressione in attesa del Milan?
«Siamo molto concentrati, non preoccupati. E non regaleremo altri primi tempi».

Le piace Pato?
«Bravo, ma quello da non perdere di vista è Kakà. Cercherò di rubargli più palloni possibili».

Inzaghi?
«Abile e furbo. E’ vero che chiede sempre il rigore, ma quale attaccante d’area non lo fa?».

E’ la sua prima volta con il Milan?
«Sì, l’anno scorso ad Atene ero in tribuna per infortunio. Mi impressionò la potenza che sprigionava questa squadra».

Per la Juve è una partita delicata?
«Sono qui da due mesi e ho capito che ogni sfida per noi è delicata. E’ difficile affrontare l’Inter, poi ci sono la Fiorentina, la Roma e così via. E succede che perdi a Palermo. Mi sto accorgendo che in Italia non c’è una giornata tranquilla».

Come voi nella prossima stagione il Milan non avrà scelta: dovrà lottare per scudetto e Coppa. La Juve sarà pronta?
«Direi che siamo già una buona squadra con un dovere preciso: vincere. Nella storia della Juve essere la migliore è un obbligo».

Amauri rafforzerebbe la squadra?
«Domenica mi ha colpito. E’ un attaccante di classe. Se arrivasse sarebbe un grande rinforzo. Ma io devo giocare, non programmare gli acquisti».

Due anni fa ha rischiato seriamente di dover cambiare mestiere.
«Contro il Benfica ricevetti un calcio all’occhio che danneggiò la retina. Mi dissero che per me la carriera era già finita. Non mi arresi, feci tanta rieducazione, ripresi a giocare con gli occhiali come Davids. La mia forza di volontà ha vinto».

Perché ha scelto la Nazionale del Mali e non quella francese?
«Ha prevalso il cuore. Sono nato in Francia, sono andato in Mali per la prima volta a 17 anni e mi ha accolto perfino il Presidente della Repubblica. Quello è il Paese dei miei genitori. Ho vinto di meno, ma so di aver preso la decisione giusta».

Anche i bambini maliani le sono grati.
«Ho visto un’infinità di bambini senza madre, senza padre e senza futuro. Dare a loro parte dei miei guadagni è stato spontaneo. Ora alcuni di essi hanno una casa per vivere, mangiano e possono anche studiare».

La sua vita fuori dalla Juve?
«Finalmente ho trovato casa in centro, ora mia moglie e la piccola Aicha sono qui con me. Torino mi piace, è tranquilla. Forse anche troppo».

A Palermo ha sfoggiato un nuovo look. C’è un motivo?
«Ho un bravo parrucchiere. E poi ogni giorno della vita è diverso e anche il look si deve adeguare».


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