giovedì 20 settembre 2007

Intervista ad Alessio Secco

Ecco l'intervista svolta da Vittorio Oreggia per conto di Tuttosport a Alessio Secco, il direttore sportivo della Juventus.

Alessio Secco una parte dei tifosi della Juventus ce l’ha un po’ con lei. Per colpa del mercato...
Lo so, so. Rientra nel mio ruolo, non mi sorprendo, sono nell’occhio del ciclone. Ma le responsabilità non mi spaventano. Anche l’anno scorso è ­ andata pressapoco allo stesso modo. Però la gente deve sapere­.

Prego...
Cominciamo con il fatto che io, che noi, siamo contenti di questo inizio di stagione. Al di là della sconfitta contro l’Udinese, dove la squadra non ha espresso un gioco accettabile, ­ è stata perseguitata dalla sfortuna e ha perso Camoranesi, per il resto ha mantenuto le aspettative­.

Eppure monta una certa perplessità...
Siamo abituati a convincerci. La considero una costante di tutte le Juventus. Il punto­ che si passa troppo in fretta dai proclami scudetto al disfattismo: dopo Cagliari eravamo straordinari, dopo l’Udinese una banda di scarsoni­.

Cristiano Zanetti ha dichiarato che non vede molta differenza tra voi, le milanesi e la Roma. Magari esagera un po’, cosa ne dice?
Dico che la vedo come Buffon. In condizioni ottimali, cioè senza infortunati e squalificati, gli undici titolari della Juventus non temono il confronto con nessuno. Chiaro, perciò, che se si allarga il ragionamento alla totalità dell’organico, allora le discrepanze emergono. Però ne eravamo e ne siamo consapevoli.

Una dichiarazione di impotenza?
Guardi, il nodo sta nel nostro progetto che­ è strutturato sul medio termine. In una stagione, cioè con un solo mercato a disposizione, era impossibile colmare il gap dalle altre avversarie. Ma non abbiamo operato a caso, ci siamo attenuti a direttive precise. Strategie, strategie....

Per esempio?
Mi sento di sottolineare che questa società ha avuto la forza di trattenere i suoi campioni e per di più contro le previsioni di tutti. Abbiamo speso,­ vero, però era prioritario confermare chi viene ritenuto fondamentale per la creazione di un gruppo. Soldi investiti bene, tenuto conto che c’era chi poteva appellarsi all’articolo 17 della Fifa­.

Parentesi aperta: come è ­andato l’incontro con il fratello di Del Piero?
Stiamo discutendo il prolungamento del contratto. Quello attuale scade nel 2008, quando il nostro capitano avrà 34 anni. Alessandro è ­rimasto, anche se aveva possibilità di trasferirsi altrove.

Dunque, fumata bianca?
Dunque trattiamo­.

Sarà una discussione che si protrarrà nel tempo?
Non lo so.

Torniamo al mercato.
Con le risorse che avevamo a disposizione abbiamo allestito un organico che ci possa garantire un buon campionato e, lottando, anche l’accesso alla Champions League. Il nostro vero scudetto.

Tiago per il momento­ un mistero.
No,un grande giocatore. I nostri sostenitori devono avere pazienza, persino Zidane ha faticato ad ambientarsi. Tiago è ­tranquillo ed è ­cosciente di non essere al 100 per 100 sotto il profilo atletico, però sa di poter contare sulla fiducia dei dirigenti e dell’allenatore. E’ uno dei centrocampisti più forti d’Europa, resta il nostro fiore all’occhiello. Lo aspettiamo con affetto­.

Il paradosso è ­che adesso Zanetti­ è diventato un titolare inamovibile. Nella Juventus di Capello faceva la riserva...
Zanetti sta alla Juventus come Ambrosini sta al Milan. Se i rossoneri hanno recuperato il loro capitano, noi siamo entusiasti di affidarci a un grande mediano che in passato­ è stato massacrato dalla cattiva sorte­.

Andrade­ è stato pagato 10 milioni: non c’era nessuno di meglio in giro?
Partiamo da una constatazione: la crisi acclarata dei difensori centrali. Fissata questa premessa, Andrade ci è sembrato un giocatore affidabile e di ottima esperienza internazionale. Uno con 50 presenze in Nazionale. In sintesi, è stata la scelta migliore nel rapporto qualità prezzo. Per Milito ce ne hanno chiesti il doppio, venti milioni, e non mi sembra che stiamo parlando di un fuoriclasse, senza toccare le esagerazioni di Pepe, valutato 30 milioni dal Porto­.

Perché avete voltato le spalle a Cannavaro? Una ripicca?
Perché lui ha imboccato una strada diversa e noi pure. Destini separati. E poi perché volevamo un giocatore che fosse affidabile per più di due anni. Cannavaro ha appena festeggiato i 34.

Sostiene Capello che Criscito non possa giocare centrale: troppo fragile, troppo acerbo...
Il pensiero di Capello lo rispetto. Però Criscito non è­un nanetto, forse gli manca qualche chilo. Del resto, Del Piero a vent’anni non aveva la medesima struttura muscolare che ha adesso. E’ giovane, ­ italiano, ­bravo nell’anticipo e con la palla a terra: poi qualcuno si lamenta che i nostri ragazzi migliori non hanno spazio...­.

A gennaio correrete ai ripari?
In linea teorica no. Però stileremo un primo bilancio stagionale a dicembre e vedremo. Se ci sarà necessità...

Lavorate già per il prossimo anno?
Lo scouting­ è sempre attivo, però non con le tempistiche del passato. Non abbiamo bisogno di impostare la rifondazione a settembre, come invece è ­accaduto l’anno scorso.

Le strategie di cui sopra cambiano...
Una volta costruita l’ossatura della squadra, al prossimo mercato cercheremo quei campioni che ci permettano di compiere il salto di qualità. Sarà una campagna più selettiva­.

Insomma non Grygera e Salihamidzic, parametri zero, ma Lampard e Ballack tanto per fare dei nomi...
Stia a sentire: Grygera e Salihamidzic ci sono costati zero euro e intanto consolidano il gruppo. In assoluto, i fuoriclasse sono sempre bene accolti.

Quale sensazione le dà Zalayeta che segna a raffica con la maglia del Napoli?
Una bella sensazione. Speriamo che le sue prestazioni convincano i dirigenti partenopei a riscattarlo. Marcelo qui era chiuso, l’ultimo nelle gerarchie d’attacco­.

Non da Palladino, che sta al palo. E non­ di buon umore...
Lo capisco, sarebbe curioso il contrario. Ma la stagione è ­lunga e lui con Ranieri ha un rapporto apertissimo. Stia sereno e si faccia trovare pronto.

A proposito dell’allenatore: nelle prossime quattro gare gli toccano la trasferta a Roma, quella a Firenze, il derby e la Reggina. Dovesse finire male, che dolori...
Nessun dolore, non capiterebbe nulla. Ranieri­ è un grande lavoratore, si integra alla perfezione con la società, ha le spalle larghe per sopportare queste pressioni. Tra l’altro, prepara le partite con una applicazione che non percepivo da tempo­.

La sfida dell’Olimpico passa per essere una prova di maturità per la Juventus...
Ricordo che anche la squadra del passato, quella allenata da Lippi, a Roma prese quattro gol. E non era reduce da un campionato di serie B. Perdere ci sta, anche se noi andiamo nella Capitale per vincere. Succedesse, ci rimboccheremmo le maniche e punteremmo alla gara con la Reggina. Comunque, credo che pensare positivo sia importante: alla Juventus il bicchiere­ è sempre mezzo pieno.

Secco, il suo contratto quando scade?
Nel 2009. Ma, lo giuro, non sono agitato. La Juventus ha un progetto, un progetto vincente.
Dateci solo tempo


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