Ecco l'intervista fatta da Gianfranco Teotino, per Tuttosport, al presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli.
Buona estate, presidente Cobolli. Migliore di quella di un anno fa?
«L’estate scorsa non la voglio nemmeno ricordare. Esattamente dodici mesi fa, di questi tempi, eravamo in serie C, e pure penalizzati, ad aspettare che la Caf decidesse sulle richieste di Palazzi. Lei mi trova negli stessi posti, nelle stesse valli dove allora vagavo incredulo. E la vita è cambiata. Eccome se è cambiata. Oggi ci sono un sole e un clima stupendo ».
E mercoledì la Juve ritorna a casa, in serie A. La grande avventura ricomincia. Con quali obiettivi?
«Uno su tutti, chiaro, indiscutibile: il ritorno immediato in Champions League».
Il quarto posto, quindi?
«No, non solo. Mi è piaciuta molto nei giorni scorsi l’intervista di Buffon a Tuttosport: daremo fastidio a tutti, ha detto. Una frase molto bella e molto spontanea perché mi pare di aver capito, vedendo la pagina, che l'abbia pensata e dettata sul lettino della spiaggia e in discreta compagnia, con Alena. Ecco, noi saremo competitivi ai massimi livelli. Giocheremo partita per partita sempre per vincere».
Anche con l’Inter?
«Soprattutto. Sarebbe davvero importante batterli. Avremo occasione di allenarci in agosto nei torneini estivi, ma poi sono le due gare di campionato quelle che aspetto».
Magari sedendo in tribuna accanto a Moratti, come fanno i presidenti delle grandi squadre in Spagna.
«Guardi, io non ho nessuna difficoltà a parlare con Moratti. E’ una persona garbata, come me del resto, credo. Ma il giorno della partita... Sarà un momento di grande passione. No, meglio uno da una parte e l’altro da un’altra. Siamo maturi tutti e due, ma le emozioni quel giorno saranno troppo forti. La stima reciproca non c’entra. Che penso di Moratti? E’ un uomo che ha dato tantissimo all’Inter, forse anche troppo. E’ un buon padre di famiglia, come me. Ma la sua famiglia è tutta e solo interista. E questo è un difetto. Comunque, io fuori dallo stadio sono un freddo, se ci devo parlare, ci parlo».
E l’anno scorso ha fatto anche degli affari con lui.
«L’anno scorso. Ma poi... Quest’anno non è capitato finora e non è un caso. Non è capitato e non capiterà. Anzi, sa che cosa le dico? Che non capiterà più almeno fino a che non avremo vinto lo scudetto ».
E cioè fino a quando?
«Vedremo. Intanto sono veramente soddisfatto del nostro lavoro di rafforzamento della squadra. Un lavoro collettivo, ma che ha visto nell’amministratore delegato Blanc e nel direttore sportivo Secco i due grandi protagonisti. Tutti abbiamo condiviso, ma le scelte sono state le loro».
Più importanti gli acquisti o le conferme?
«Senza conferme non ci sarebbero stati questi acquisti e senza questi acquisti non ci sarebbero state conferme. E fra le conferme mi permetta di ricordare subito Del Piero, la nostra bandiera. Troppi se lo dimenticano».
Già, ma intanto il contratto non gliel’avete ancora rinnovato.
«Presto parlerà con Blanc e Secco: gli diranno che l’apprezzamento è totale e sarà tutto a posto».
Sì, ma quanto potrà giocare ancora ai suoi livelli?
«Io me lo immagino giocatore ancora a lungo. Una volta avevo detto che lo vedevo bene in futuro come presidente. Non lo dico più. Deve giocare fino a che se la sente. E basta».
Intanto si potrebbe allenare entrando in Consiglio al posto di Tardelli.
«Non credo sia possibile».
Nesta lo fece quand’era alla Lazio.
«Idea stuzzicante. Ma preferisco che si alleni per continuare a fare i gol, dare assist e non sbagliare i rigori se mai ce li dovessero dare».
Battutina? Polemicuccia?
«Nooo. Degli arbitri io non parlo mai. Però l’anno scorso in partita Del Piero dal dischetto si è potuto esercitare poco, gli auguro di avere maggiori opportunità quest’anno ».
Torniamo al mercato. Il migliore acquisto?
«Buffon. Il cardine del nostro mercato. Quando ci ha detto sì, abbiamo cominciato a lavorare in tranquillità ».
Come l’avete convinto?
«In una riunione, io non c’ero, con Blanc e tutta l’area commerciale sportiva. Gli sono state illustrate le strategie soprattutto quelle di marketing, di immagine, di sviluppo del brand. Idee forti, idee serie. Che s’imperniavano anche su di lui. E poi, lo ha confessato lo stesso portiere, ci ha aiutato il successo del Milan in Champions. Gigi ha realizzato quanto può essere bello vincere con un gruppo consolidato».
Del Piero, Buffon, Trezeguet. Restano da convincere Camoranesi e Nedved.
«Siamo in fase di dialettica contrattuale. Secco è al lavoro per dare certezze e convincerli che anche per loro la nuova Juve è una grande opportunità».
Per Camoranesi in effetti si tratta di una banale questione di soldi. Ma la situazione di Nedved sembra diversa. Il suo procuratore dice che il giocatore è poco amato.
«Il procuratore di Nedved è un abilissimo contrattatore. Io, che ho vissuto in prima persona tutte le partite dello scorso campionato, posso dire che non c’è nessuno, dico nessuno, che non ami e non apprezzi Nedved. Pavel ha un grande cuore. E’ uno juventino al 100%. Resterà con noi».
Dopo Andrade, comprerete ancora qualcuno?
«Con l’acquisto del difensore centrale, il mercato è terminato. Dovremo cedere qualcuno e cogliere al volo le occasioni che eventualmente ci si presenteranno. Ma così siamo competitivi».
L’impressione è che con i soldi spesi per Tiago e Almiron, due giocatori simili, si potesse prendere un vero big. Uno come Lampard o come Fabregas.
«Non cercare campionissimi è una decisione che abbiamo condiviso con l’allenatore. Volevamo costruire il tessuto connettivo di una squadra forte sapendo che i big li avevamo e li abbiamo già in casa. Abbiamo preso ragazzi bravi, anche di classe, fisicamente tosti e che fossero adatti al tipo di gioco pensato da Ranieri. In un campionato faticoso come il nostro, meglio avere molte alternative piuttosto che un solo fuoriclasse in più. Gli infortuni sono in agguato. Ripeto: sono molto fiducioso, siamo competitivi così».
Pensa che i tifosi siano altrettanto soddisfatti?
«Lo capiremo meglio da sabato prossimo, quando presenteremo la squadra a Pinzolo. Ma io credo di sì. Credo che siano soddisfatti. Adesso. Poi è chiaro che lo saranno fino al primo risultato negativo. Ma, insomma, anche i tifosi hanno buona memoria e si ricordano in che situazione eravamo un anno fa di questi giorni».
Domani riparte la campagna abbonamenti. C’è il rischio che l’Olimpico sia uno stadio per soli abbonati.
«La gente bianconera ha fiducia in noi. L’esito dell’aumento di capitale, riuscito fino all’ultimo euro, ne è la prova più evidente. Tutti, dico tutti, i 40.000 piccoli azionisti hanno partecipato. Segno di una vicinanza che, del resto, anche l’iniziativa di Tuttosport sull’azionariato popolare aveva testimoniato. Certo, l’Olimpico è piccolo. Per questo vogliamo il nuovo stadio ».
A proposito, che fine ha fatto?
«Sarà il primo obiettivo di lavoro di Blanc non appena ultimata la campagna acquisti e cessioni. Vogliamo, fortemente vogliamo, il nuovo Delle Alpi. Ne discuteremo in luglio e in agosto con il Comune, con il Credito sportivo, con il Governo. Sperando di poter varare il progetto migliore, quello studiato per Euro 2012, ma sapendo che le alternative non ci mancano. Vogliamo costruire una casa per le famiglie bianconere, viva per tutta la settimana, un cuore pulsante con attività commerciali e di intrattenimento composite».
La squadra, secondo lei, è fatta. Lo stadio si farà. E la struttura societaria? E’ all’altezza di quella degli altri grandi club europei?
«Guardi che la società, sul piano del marketing e del business, era forte anche prima di Cobolli e di Blanc. L’abbiamo rinforzata. E abbiamo un Cda straordinario. Da questo punto di vista sono un uomo fortunato. Sono sempre stato in Consigli d’azienda forti e partecipativi. Anche nell’ultima riunione, il 29 giugno, abbiamo avuto una discussione appassionata, qualificata. E costruttiva, come sempre. Abbiamo preso in Consiglio, e poi condiviso, tutte le decisioni più complesse».
La più difficile?
«L’abbandono del Tar».
Più della scelta di Ranieri?
«Non c’è paragone».
Epperò Tardelli se n’è andato sbattendo la porta, sentendosi trascurato.
«Montali invece c’è ancora e dà un grande contributo. E’ importante avere il giudizio e i suggerimenti di chi ha una estrazione puramente sportiva, purché però si sappia adeguare alle logiche di un Consiglio di Amministrazione di una società quotata in Borsa ».
Sostituirete Tardelli?
«Sì».
Con un altro ex calciatore?
«Non ne abbiamo ancora discusso. Mia opinione personale è che un ex calciatore possa essere utile solo se non è più praticante, se non frequenta troppo l’ambiente ».
E Bettega? Lo sostituirete?
«Direi di no. Con Ranieri è arrivato tutto uno staff pieno di competenze tecniche: l’allenatore ha dato gli indirizzi tecnici e partecipato a tutte le decisioni. E Blanc ormai è maturato».
C’è chi sostiene che più che altro quel che manca ancora è un direttore generale.
«Il direttore generale della Juventus è Blanc».
Cioè: Blanc è il nuovo Moggi?
«Blanc è il direttore generale, non solo l’amministratore delegato. Ha l’età e l’esperienza per farlo: è un dirigente di statura internazionale, con un grande curriculum che ora ha imparato bene l’italiano e naviga con disinvoltura nel calcio. E’ anche abilissimo nel condurre le trattative. Da grande giocatore di poker».
Sarà. Però la proprietà, solo poche settimane fa, ha ricontattato Franco Baldini.
«Non lo so, non me ne hanno mai parlato. Anche l’anno scorso lo incontrarono prima che arrivassi io. Baldini io non lo conosco. La proprietà è sovrana, ma io ritengo che oggi in società siamo strutturati più che a sufficienza ».
Un gruppo molto professionale, ma senza cuore, ha detto Tudor.
«La mia esperienza di un anno dice che la Juve ha un cuore grande così».
Forse prima di voi...
«Il cuore non lo danno i dirigenti. Ma il massaggiatore, i magazzinieri come il povero Romeo, la tradizione, le abitudini, i comportamenti che sono ancora e sempre bonipertiani. Il cuore è lo stile. La Juventus ha cuore, la Juventus è cuore. E i grandi giocatori lo sanno».
Che fine ha fatto il progetto Juve giovane e italiana?
«E’ più vivo che mai. Criscito, Marchisio e Palladino saranno la prova che lo portiamo sempre avanti. Altri giovani, come Giovinco, li abbiamo solo mandati a crescere, a giocare con continuità in serie A per ritrovarli più forti. Ranieri e il suo gruppo credono nei giovani. E, una volta superata l’emergenza ricostruzione, cercheremo anche di rialzare il tasso d’italianità».
Ha visto che il Toro si sta rafforzando? Che è vivacissimo sul mercato? Paura?
«Macché. Sono contento. Così offriremo due derby di alta qualità. D’altra parte Juventus e Toro sono due facce di una Torino impressionante: dinamica, eccitante, internazionale. E lo dico, ammirato, da non torinese».
Un solo ultimo desiderio per la stagione che mercoledì per voi ricomincia.
«Che la squadra giochi bene. Che entusiasmi i tifosi e anche noi dirigenti. Cosa che l’anno scorso non sempre ha fatto».
Frecciatina per Deschamps?
«Tutt’altro. Io Deschamps l’ho sempre apprezzato e sostenuto. E’ lui che se n’è voluto andare».
Buona estate, presidente Cobolli. Migliore di quella di un anno fa?
«L’estate scorsa non la voglio nemmeno ricordare. Esattamente dodici mesi fa, di questi tempi, eravamo in serie C, e pure penalizzati, ad aspettare che la Caf decidesse sulle richieste di Palazzi. Lei mi trova negli stessi posti, nelle stesse valli dove allora vagavo incredulo. E la vita è cambiata. Eccome se è cambiata. Oggi ci sono un sole e un clima stupendo ».
E mercoledì la Juve ritorna a casa, in serie A. La grande avventura ricomincia. Con quali obiettivi?
«Uno su tutti, chiaro, indiscutibile: il ritorno immediato in Champions League».
Il quarto posto, quindi?
«No, non solo. Mi è piaciuta molto nei giorni scorsi l’intervista di Buffon a Tuttosport: daremo fastidio a tutti, ha detto. Una frase molto bella e molto spontanea perché mi pare di aver capito, vedendo la pagina, che l'abbia pensata e dettata sul lettino della spiaggia e in discreta compagnia, con Alena. Ecco, noi saremo competitivi ai massimi livelli. Giocheremo partita per partita sempre per vincere».
Anche con l’Inter?
«Soprattutto. Sarebbe davvero importante batterli. Avremo occasione di allenarci in agosto nei torneini estivi, ma poi sono le due gare di campionato quelle che aspetto».
Magari sedendo in tribuna accanto a Moratti, come fanno i presidenti delle grandi squadre in Spagna.
«Guardi, io non ho nessuna difficoltà a parlare con Moratti. E’ una persona garbata, come me del resto, credo. Ma il giorno della partita... Sarà un momento di grande passione. No, meglio uno da una parte e l’altro da un’altra. Siamo maturi tutti e due, ma le emozioni quel giorno saranno troppo forti. La stima reciproca non c’entra. Che penso di Moratti? E’ un uomo che ha dato tantissimo all’Inter, forse anche troppo. E’ un buon padre di famiglia, come me. Ma la sua famiglia è tutta e solo interista. E questo è un difetto. Comunque, io fuori dallo stadio sono un freddo, se ci devo parlare, ci parlo».
E l’anno scorso ha fatto anche degli affari con lui.
«L’anno scorso. Ma poi... Quest’anno non è capitato finora e non è un caso. Non è capitato e non capiterà. Anzi, sa che cosa le dico? Che non capiterà più almeno fino a che non avremo vinto lo scudetto ».
E cioè fino a quando?
«Vedremo. Intanto sono veramente soddisfatto del nostro lavoro di rafforzamento della squadra. Un lavoro collettivo, ma che ha visto nell’amministratore delegato Blanc e nel direttore sportivo Secco i due grandi protagonisti. Tutti abbiamo condiviso, ma le scelte sono state le loro».
Più importanti gli acquisti o le conferme?
«Senza conferme non ci sarebbero stati questi acquisti e senza questi acquisti non ci sarebbero state conferme. E fra le conferme mi permetta di ricordare subito Del Piero, la nostra bandiera. Troppi se lo dimenticano».
Già, ma intanto il contratto non gliel’avete ancora rinnovato.
«Presto parlerà con Blanc e Secco: gli diranno che l’apprezzamento è totale e sarà tutto a posto».
Sì, ma quanto potrà giocare ancora ai suoi livelli?
«Io me lo immagino giocatore ancora a lungo. Una volta avevo detto che lo vedevo bene in futuro come presidente. Non lo dico più. Deve giocare fino a che se la sente. E basta».
Intanto si potrebbe allenare entrando in Consiglio al posto di Tardelli.
«Non credo sia possibile».
Nesta lo fece quand’era alla Lazio.
«Idea stuzzicante. Ma preferisco che si alleni per continuare a fare i gol, dare assist e non sbagliare i rigori se mai ce li dovessero dare».
Battutina? Polemicuccia?
«Nooo. Degli arbitri io non parlo mai. Però l’anno scorso in partita Del Piero dal dischetto si è potuto esercitare poco, gli auguro di avere maggiori opportunità quest’anno ».
Torniamo al mercato. Il migliore acquisto?
«Buffon. Il cardine del nostro mercato. Quando ci ha detto sì, abbiamo cominciato a lavorare in tranquillità ».
Come l’avete convinto?
«In una riunione, io non c’ero, con Blanc e tutta l’area commerciale sportiva. Gli sono state illustrate le strategie soprattutto quelle di marketing, di immagine, di sviluppo del brand. Idee forti, idee serie. Che s’imperniavano anche su di lui. E poi, lo ha confessato lo stesso portiere, ci ha aiutato il successo del Milan in Champions. Gigi ha realizzato quanto può essere bello vincere con un gruppo consolidato».
Del Piero, Buffon, Trezeguet. Restano da convincere Camoranesi e Nedved.
«Siamo in fase di dialettica contrattuale. Secco è al lavoro per dare certezze e convincerli che anche per loro la nuova Juve è una grande opportunità».
Per Camoranesi in effetti si tratta di una banale questione di soldi. Ma la situazione di Nedved sembra diversa. Il suo procuratore dice che il giocatore è poco amato.
«Il procuratore di Nedved è un abilissimo contrattatore. Io, che ho vissuto in prima persona tutte le partite dello scorso campionato, posso dire che non c’è nessuno, dico nessuno, che non ami e non apprezzi Nedved. Pavel ha un grande cuore. E’ uno juventino al 100%. Resterà con noi».
Dopo Andrade, comprerete ancora qualcuno?
«Con l’acquisto del difensore centrale, il mercato è terminato. Dovremo cedere qualcuno e cogliere al volo le occasioni che eventualmente ci si presenteranno. Ma così siamo competitivi».
L’impressione è che con i soldi spesi per Tiago e Almiron, due giocatori simili, si potesse prendere un vero big. Uno come Lampard o come Fabregas.
«Non cercare campionissimi è una decisione che abbiamo condiviso con l’allenatore. Volevamo costruire il tessuto connettivo di una squadra forte sapendo che i big li avevamo e li abbiamo già in casa. Abbiamo preso ragazzi bravi, anche di classe, fisicamente tosti e che fossero adatti al tipo di gioco pensato da Ranieri. In un campionato faticoso come il nostro, meglio avere molte alternative piuttosto che un solo fuoriclasse in più. Gli infortuni sono in agguato. Ripeto: sono molto fiducioso, siamo competitivi così».
Pensa che i tifosi siano altrettanto soddisfatti?
«Lo capiremo meglio da sabato prossimo, quando presenteremo la squadra a Pinzolo. Ma io credo di sì. Credo che siano soddisfatti. Adesso. Poi è chiaro che lo saranno fino al primo risultato negativo. Ma, insomma, anche i tifosi hanno buona memoria e si ricordano in che situazione eravamo un anno fa di questi giorni».
Domani riparte la campagna abbonamenti. C’è il rischio che l’Olimpico sia uno stadio per soli abbonati.
«La gente bianconera ha fiducia in noi. L’esito dell’aumento di capitale, riuscito fino all’ultimo euro, ne è la prova più evidente. Tutti, dico tutti, i 40.000 piccoli azionisti hanno partecipato. Segno di una vicinanza che, del resto, anche l’iniziativa di Tuttosport sull’azionariato popolare aveva testimoniato. Certo, l’Olimpico è piccolo. Per questo vogliamo il nuovo stadio ».
A proposito, che fine ha fatto?
«Sarà il primo obiettivo di lavoro di Blanc non appena ultimata la campagna acquisti e cessioni. Vogliamo, fortemente vogliamo, il nuovo Delle Alpi. Ne discuteremo in luglio e in agosto con il Comune, con il Credito sportivo, con il Governo. Sperando di poter varare il progetto migliore, quello studiato per Euro 2012, ma sapendo che le alternative non ci mancano. Vogliamo costruire una casa per le famiglie bianconere, viva per tutta la settimana, un cuore pulsante con attività commerciali e di intrattenimento composite».
La squadra, secondo lei, è fatta. Lo stadio si farà. E la struttura societaria? E’ all’altezza di quella degli altri grandi club europei?
«Guardi che la società, sul piano del marketing e del business, era forte anche prima di Cobolli e di Blanc. L’abbiamo rinforzata. E abbiamo un Cda straordinario. Da questo punto di vista sono un uomo fortunato. Sono sempre stato in Consigli d’azienda forti e partecipativi. Anche nell’ultima riunione, il 29 giugno, abbiamo avuto una discussione appassionata, qualificata. E costruttiva, come sempre. Abbiamo preso in Consiglio, e poi condiviso, tutte le decisioni più complesse».
La più difficile?
«L’abbandono del Tar».
Più della scelta di Ranieri?
«Non c’è paragone».
Epperò Tardelli se n’è andato sbattendo la porta, sentendosi trascurato.
«Montali invece c’è ancora e dà un grande contributo. E’ importante avere il giudizio e i suggerimenti di chi ha una estrazione puramente sportiva, purché però si sappia adeguare alle logiche di un Consiglio di Amministrazione di una società quotata in Borsa ».
Sostituirete Tardelli?
«Sì».
Con un altro ex calciatore?
«Non ne abbiamo ancora discusso. Mia opinione personale è che un ex calciatore possa essere utile solo se non è più praticante, se non frequenta troppo l’ambiente ».
E Bettega? Lo sostituirete?
«Direi di no. Con Ranieri è arrivato tutto uno staff pieno di competenze tecniche: l’allenatore ha dato gli indirizzi tecnici e partecipato a tutte le decisioni. E Blanc ormai è maturato».
C’è chi sostiene che più che altro quel che manca ancora è un direttore generale.
«Il direttore generale della Juventus è Blanc».
Cioè: Blanc è il nuovo Moggi?
«Blanc è il direttore generale, non solo l’amministratore delegato. Ha l’età e l’esperienza per farlo: è un dirigente di statura internazionale, con un grande curriculum che ora ha imparato bene l’italiano e naviga con disinvoltura nel calcio. E’ anche abilissimo nel condurre le trattative. Da grande giocatore di poker».
Sarà. Però la proprietà, solo poche settimane fa, ha ricontattato Franco Baldini.
«Non lo so, non me ne hanno mai parlato. Anche l’anno scorso lo incontrarono prima che arrivassi io. Baldini io non lo conosco. La proprietà è sovrana, ma io ritengo che oggi in società siamo strutturati più che a sufficienza ».
Un gruppo molto professionale, ma senza cuore, ha detto Tudor.
«La mia esperienza di un anno dice che la Juve ha un cuore grande così».
Forse prima di voi...
«Il cuore non lo danno i dirigenti. Ma il massaggiatore, i magazzinieri come il povero Romeo, la tradizione, le abitudini, i comportamenti che sono ancora e sempre bonipertiani. Il cuore è lo stile. La Juventus ha cuore, la Juventus è cuore. E i grandi giocatori lo sanno».
Che fine ha fatto il progetto Juve giovane e italiana?
«E’ più vivo che mai. Criscito, Marchisio e Palladino saranno la prova che lo portiamo sempre avanti. Altri giovani, come Giovinco, li abbiamo solo mandati a crescere, a giocare con continuità in serie A per ritrovarli più forti. Ranieri e il suo gruppo credono nei giovani. E, una volta superata l’emergenza ricostruzione, cercheremo anche di rialzare il tasso d’italianità».
Ha visto che il Toro si sta rafforzando? Che è vivacissimo sul mercato? Paura?
«Macché. Sono contento. Così offriremo due derby di alta qualità. D’altra parte Juventus e Toro sono due facce di una Torino impressionante: dinamica, eccitante, internazionale. E lo dico, ammirato, da non torinese».
Un solo ultimo desiderio per la stagione che mercoledì per voi ricomincia.
«Che la squadra giochi bene. Che entusiasmi i tifosi e anche noi dirigenti. Cosa che l’anno scorso non sempre ha fatto».
Frecciatina per Deschamps?
«Tutt’altro. Io Deschamps l’ho sempre apprezzato e sostenuto. E’ lui che se n’è voluto andare».
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