giovedì 31 luglio 2008

Intervista a Ranieri: Vinco o scudetto o Champions. Meglio Poulsen di Xabi Alonso. Giovinco erede di Nedved, no di Del Piero

Atto secondo: cosa è cambiato dodici mesi dopo?
«E’ cambiato Ranieri. Nel senso che ora conosco bene l’universo Juventus perchè l’ho vissuto».

Il terzo posto dello scorso anno è un punto di partenza, ma quello di arri­vo?
«Non pongo limiti. Non so come e quando raggiungere certi obiettivi, ma so che vincerò. Chi viene alla Juve, me compreso, viene al top. Sa che deve dare il massimo nelle 24 ore della giornata, ma sa anche che, su queste basi, è impossibile non vincere».

Scudetto subito è uto­pia?
«No. Lo dicevo lo scorso anno in piena fase di costruzio­ne, figuriamoci se non lo dico quest’an­no: rispetto per tutti, ma lo scudetto lo vogliamo anche noi».

Dalla Champions invece cosa si aspetta?
«Che i nostri campioni aiutino gli al­tri a trovare la strada giusta per arri­vare sino in fondo».

Più difficile l’Italia o l’Europa?
«Sono due competizioni diverse ma meno diverse rispetto al passato. Una volta si diceva che in campionato è possibile correggere uno o due errori mentre in Champions non è possibile. Ora sono convinto che anche in campionato un errore potrebbe essere fa­tale».

Andrade, Tiago, Almiron: i tre flop dell’anno passato come li spiega?
«Nel calcio ci stanno anche i flop e qualche volta non riesci a fartene una ragione. Ancora adesso molti tifosi ma anche alcuni giocatori, mi dicono di in­sistere su Tiago considerato da tutta Europa un grande giocatore. Lo è, ma il calcio vive anche di strani misteri. Nessuno può mettere in discussio­ne Shevchenko. Eppu­re mi dica cosa ha fatto al Chelsea. Un flop. A volte capita».

I tifosi aspettavano Xabi Alonso, ma lei ha preferito Poulsen. Per­chè?
«Quanti tifosi che so­gnavano Xabi Alonso conoscono Xabi Alonso? Al massimo lo hanno visto una ventina di minuti in tv e mi sembrano pochi. Io l’ho visto molto più spesso. A questi ti­fosi dico che Aragones non ha fatto giocare Xabi agli Europei perchè gli ha preferito uno di 32 anni come Sen­na. Il basco è un giocatore che ha qua­lità, intendiamoci, ma per il nostro progetto ho ritenuto più utile Poul­sen».

Al popolo bianconero a torto o a ra­gione deluso, cosa dice?
«Che se avessimo preso Amauri al­l’ultimo minuto del mercato avrebbe­ro fatto una grande festa. Siccome pe­rò lo abbiamo preso per primo, ora so­no delusi».

Si parla ancora di Aquilani. E’ un obiettivo reale?
«Il nostro mercato in entrata è chiu­so, ma potrei dire di no ad Aquilani?»

Lei aveva parlato in termini lusin­ghieri di Stankovic, la gente bianco­nera è insorta per i trascorsi interisti del serbo. Avrebbe ancora il coraggio di prenderlo?
«Non è questione di coraggio. Squa­dra e tifosi debbono rendersi conto che se un giocatore serve, bisogna portar­lo a casa. Le altre vi­cende passano in se­condo piano. Dopo tre partite con la Juve nes­suno ricorderebbe più lo Stankovic dell’In­ter».

Mercato chiuso. Ma se arrivasse una ri­chiesta per Trezeguet?
« Non se ne parla nemmeno. Ho fatto tanto per avere questi quattro attaccanti, ci manche­rebbe che adesso sfasci tutto proprio io. Il problema di convivenza con Amauri non esiste».

Iaquinta è un carro armato, ma Del Piero cosa è?
«Lo disse l’avvocato Agnelli: Pintu­ricchio. Condivido la fantastica espres­sione »

Lo scorso anno però Pinturicchio è partito spesso dalla panchina prima di conquistarsi il posto da titolare. Prevede la stessa cosa quest’anno?
«Faccio sempre gio­care quelli che sono più in forma. Lo scorso anno Del Piero saltò tutta la prima fa­se della preparazione entrando in for­ma solo a novembre. Da quel giorno non è più uscito. Se vogliamo proprio dirla tutta, sono stato costretto ad aspettarlo. Ma l’ho fatto volentieri».

Con quante possibilità la Juve lotte­rà con Inter, Roma e Milan?
«Non mi piego ai pronostici. Voglio solo vincere e so che posso farlo»

Un giudizio rapido sulle antagoniste
«L’Inter ha vinto e il titolo le va rico­nosciuto. Il Milan non ha la Champions ed è un vantaggio perchè non si può paragonare lo stress della coppa Uefa con quello della Champions. La Roma gioca bene sotto il profilo estetico ed ha enormi risorse. A queste aggiungerei la Fiorentina perchè è in crescita esplosiva».

Il progetto Juve prevede un mix tra campioni e giovani talenti: Giovinco è l’erede di Del Piero oppure di Ned­ved?
« E’ l’erede di Nedved perchè io guardo il campo. L’anno scorso Gio­vinco ha giocato esterno sinistro».

Dicono di lei: bravo in Spagna per preparare le vittorie di Cuper, bravo in Inghilterra per dare il via a quel­le di Mourinho...
«A Valencia sono arrivato quarto. Chiesi due campioni per completare il progetto scudetto, non me li hanno dati e me ne sono andato a Londra do­ve arrivai secondo spendendo poche sterline. Non c’erano più soldi e la si­tuazione era drammatica quando ar­rivò Abramovich. Ricordo che andai a parlargli nel tentativo di convincer­lo a lasciarmi al mio posto perchè c’erano i presupposti per vincere se avesse fatto importanti investimenti. Non lo convinsi, ma lo sapevo in par­tenza: il cambio del tecnico è fisiolo­gico quando c’è il cambio di proprie­tà».

Concludiamo: se la Juve tornasse a vincere scudetto o Champions dopo tutto quello che è successo, lei entre­rebbe nella storia bianconera accan­to a gente come Trapattoni e Lippi. E’ un suo obiettivo?
« Certo che è un mio obiettivo, vo­glio diventare come loro. Sono a To­rino per questo. Viceversa non avrei accettato la Juve» .

Se potesse scegliere tra l’Italia e l’Europa?
« Non si sceglie, si lotta per vincere tutto. Come Lippi, come il Trap» .

da Corriere dello Sport


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