Atto secondo: cosa è cambiato dodici mesi dopo?
«E’ cambiato Ranieri. Nel senso che ora conosco bene l’universo Juventus perchè l’ho vissuto».
Il terzo posto dello scorso anno è un punto di partenza, ma quello di arrivo?
«Non pongo limiti. Non so come e quando raggiungere certi obiettivi, ma so che vincerò. Chi viene alla Juve, me compreso, viene al top. Sa che deve dare il massimo nelle 24 ore della giornata, ma sa anche che, su queste basi, è impossibile non vincere».
Scudetto subito è utopia?
«No. Lo dicevo lo scorso anno in piena fase di costruzione, figuriamoci se non lo dico quest’anno: rispetto per tutti, ma lo scudetto lo vogliamo anche noi».
Dalla Champions invece cosa si aspetta?
«Che i nostri campioni aiutino gli altri a trovare la strada giusta per arrivare sino in fondo».
Più difficile l’Italia o l’Europa?
«Sono due competizioni diverse ma meno diverse rispetto al passato. Una volta si diceva che in campionato è possibile correggere uno o due errori mentre in Champions non è possibile. Ora sono convinto che anche in campionato un errore potrebbe essere fatale».
Andrade, Tiago, Almiron: i tre flop dell’anno passato come li spiega?
«Nel calcio ci stanno anche i flop e qualche volta non riesci a fartene una ragione. Ancora adesso molti tifosi ma anche alcuni giocatori, mi dicono di insistere su Tiago considerato da tutta Europa un grande giocatore. Lo è, ma il calcio vive anche di strani misteri. Nessuno può mettere in discussione Shevchenko. Eppure mi dica cosa ha fatto al Chelsea. Un flop. A volte capita».
I tifosi aspettavano Xabi Alonso, ma lei ha preferito Poulsen. Perchè?
«Quanti tifosi che sognavano Xabi Alonso conoscono Xabi Alonso? Al massimo lo hanno visto una ventina di minuti in tv e mi sembrano pochi. Io l’ho visto molto più spesso. A questi tifosi dico che Aragones non ha fatto giocare Xabi agli Europei perchè gli ha preferito uno di 32 anni come Senna. Il basco è un giocatore che ha qualità, intendiamoci, ma per il nostro progetto ho ritenuto più utile Poulsen».
Al popolo bianconero a torto o a ragione deluso, cosa dice?
«Che se avessimo preso Amauri all’ultimo minuto del mercato avrebbero fatto una grande festa. Siccome però lo abbiamo preso per primo, ora sono delusi».
Si parla ancora di Aquilani. E’ un obiettivo reale?
«Il nostro mercato in entrata è chiuso, ma potrei dire di no ad Aquilani?»
Lei aveva parlato in termini lusinghieri di Stankovic, la gente bianconera è insorta per i trascorsi interisti del serbo. Avrebbe ancora il coraggio di prenderlo?
«Non è questione di coraggio. Squadra e tifosi debbono rendersi conto che se un giocatore serve, bisogna portarlo a casa. Le altre vicende passano in secondo piano. Dopo tre partite con la Juve nessuno ricorderebbe più lo Stankovic dell’Inter».
Mercato chiuso. Ma se arrivasse una richiesta per Trezeguet?
« Non se ne parla nemmeno. Ho fatto tanto per avere questi quattro attaccanti, ci mancherebbe che adesso sfasci tutto proprio io. Il problema di convivenza con Amauri non esiste».
Iaquinta è un carro armato, ma Del Piero cosa è?
«Lo disse l’avvocato Agnelli: Pinturicchio. Condivido la fantastica espressione »
Lo scorso anno però Pinturicchio è partito spesso dalla panchina prima di conquistarsi il posto da titolare. Prevede la stessa cosa quest’anno?
«Faccio sempre giocare quelli che sono più in forma. Lo scorso anno Del Piero saltò tutta la prima fase della preparazione entrando in forma solo a novembre. Da quel giorno non è più uscito. Se vogliamo proprio dirla tutta, sono stato costretto ad aspettarlo. Ma l’ho fatto volentieri».
Con quante possibilità la Juve lotterà con Inter, Roma e Milan?
«Non mi piego ai pronostici. Voglio solo vincere e so che posso farlo»
Un giudizio rapido sulle antagoniste
«L’Inter ha vinto e il titolo le va riconosciuto. Il Milan non ha la Champions ed è un vantaggio perchè non si può paragonare lo stress della coppa Uefa con quello della Champions. La Roma gioca bene sotto il profilo estetico ed ha enormi risorse. A queste aggiungerei la Fiorentina perchè è in crescita esplosiva».
Il progetto Juve prevede un mix tra campioni e giovani talenti: Giovinco è l’erede di Del Piero oppure di Nedved?
« E’ l’erede di Nedved perchè io guardo il campo. L’anno scorso Giovinco ha giocato esterno sinistro».
Dicono di lei: bravo in Spagna per preparare le vittorie di Cuper, bravo in Inghilterra per dare il via a quelle di Mourinho...
«A Valencia sono arrivato quarto. Chiesi due campioni per completare il progetto scudetto, non me li hanno dati e me ne sono andato a Londra dove arrivai secondo spendendo poche sterline. Non c’erano più soldi e la situazione era drammatica quando arrivò Abramovich. Ricordo che andai a parlargli nel tentativo di convincerlo a lasciarmi al mio posto perchè c’erano i presupposti per vincere se avesse fatto importanti investimenti. Non lo convinsi, ma lo sapevo in partenza: il cambio del tecnico è fisiologico quando c’è il cambio di proprietà».
Concludiamo: se la Juve tornasse a vincere scudetto o Champions dopo tutto quello che è successo, lei entrerebbe nella storia bianconera accanto a gente come Trapattoni e Lippi. E’ un suo obiettivo?
« Certo che è un mio obiettivo, voglio diventare come loro. Sono a Torino per questo. Viceversa non avrei accettato la Juve» .
Se potesse scegliere tra l’Italia e l’Europa?
« Non si sceglie, si lotta per vincere tutto. Come Lippi, come il Trap» .
Lago di Pilato
7 anni fa
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